Dopo quasi due anni di dibattimento, 60 udienze e con l’audizione di decine di testimoni, esperti, familiari e compagni di prigionia delle vittime, dalle ore 9,30 di questa mattina, 17 gennaio, è in corso l’ultima udienza nell’aula bunker di Rebibbia a Roma relativa al Processo Condor. A seguire nel corso della stessa giornata sarà emessa la sentenza per il sequestro e l’omicidio di 42 giovani, tra cui 20 italiani, avvenuti in Cile, Argentina, Bolivia, Brasile e Uruguay tra il 1973 e il 1978. Gran parte di loro sono ancora oggi desaparecidos.
Libera, i desaparecidos e il Plan Condor
Tra il processo Condor e Libera esiste un filo conduttore che parte dalla condivisione della ricerca di giustizia per arrivare all’affermazione di una memoria attiva, vigile, viva: affinché eventi del genere non avvengano più! La vicenda dei desaparecidos e le brutture criminali delle dittature militari ci impongono di marciare assieme a tutti coloro che ancora attendono, dopo moltissimi anni, verità e giustizia. È per questo che Libera ha deciso di seguire il Processo Condor avviato in Italia, e prima ancora i processi che già si stavano celebrando a Roma per le vittime argentine di origine italiana. L’impegno vicino ai familiari non può e non deve limitarsi al contesto nostrano ma è nostra responsabilità costruire ponti di memoria e riscatto internazionale, avvicinare storie, vissuti e persone affinché si esca da condizioni personali di dolore ed isolamento per creare reti e sinergie.
Che cos’è il PROCESSO CONDOR?
Il processo Condor è il procedimento penale iniziato nel febbraio 2015 che si sta celebrando davanti alla Corte d’Assise di Roma e che ha portato al rinvio a giudizio, dopo 15 anni di indagini, di 35 persone – tra boliviani, cileni, uruguaiani e peruviani – per l’uccisione, la scomparsa e la tortura di 23 cittadini di origine italiana, nel Sud America delle dittature. In base all’art. 8 del codice penale che rappresenta un’eccezione al principio di territorialità, è possibile perseguire un crimine anche commesso all’estero quando il “delitto offende un interesse politico dello Stato, ovvero un diritto politico del cittadino. È altresì considerato politico il delitto determinato, in tutto o in parte, da motivi politici”. Il procedimento si attiva su richiesta del Ministero della Giustizia. Secondo la Cassazione (n. 23181/2004), sono da qualificarsi come politici, ai sensi dell’art. 8 c.p. “i delitti quali l’omicidio volontario, il sequestro di persona e le lesioni personali volontarie che siano stati commessi in territorio estero in danno di cittadini italiani non in circostanze occasionali ma in esecuzione di un preciso piano criminoso diretto alla eliminazione fisica degli oppositori ad un determinato regime senza il rispetto di alcuna garanzia processuale e al solo scopo di contrastare idee tendenze politiche delle vittime, in quanto iscritte a sindacati, partiti politici o associazioni universitarie”. Questa interpretazione dell’art. 8 c.p. è stata data dalla Cassazione in un altro processo instaurato in Italia a carico di un esponente del cessato regime militare argentino al quale si addebitava la commissione dei suddetti reati che hanno causato moltissime sparizioni forzate di cittadini italiani in Argentina, in esecuzione di uno stesso disegno criminoso collegato al Plan Condor.
Il processo Condor, dopo la requisitoria del Pm e le conclusioni degli avvocati di parte civile e degli imputati, si appresta a concludersi in questi giorni: la sentenza è attesa per oggi 17 gennaio 2017.
Vittime_e_imputati del Processo Condor
Mercoledi 18 gennaio dalle ore 19:00 presso il circolo Arci Sparwasser, Via del Pigneto 215
Condor: dal “Plan” al Processo. Quando le vittime chiedono verità e giustizia
Ne parliamo con:
Luz Palmas Zaldua – coordinatrice dell’Area Memoria del CELS (Centro de Estudios Legales y Sociales), Argentina
Vito Ruggiero – dottorando in storia dell’America latina – Università di Roma Tre.
Maria Paz Venturelli – figlia di Omar Venturelli – desaparecido cileno di origine italiana
Salvo Vecchio – referente regionale settore memoria LIBERA
Modera: la giornalista Nadia Angelucci
Per l’occasione verrà proiettato un video di testimonianze.