Gli eroi non esistono – il ricordo della strage di San Gregorio

Gli eroi non esistono. Quanto meno… non esistono gli eroi come li immaginiamo noi, quegli uomini, come nei film che impavidi vanno incontro alla morte. O quanto meno, io non ne conosco. La cosa mi fa un po’ senso quanto nel nominare mio padre, lo definiscono così. Mio padre per me era mio padre, nulla di più. Il suo ricordo è solo mio e la rabbia più grande è quella di non averlo conosciuto bene, avendo io solo 12 anni quando il 10 novembre del 1979 mio padre, insieme ad altri due colleghi non sono più tornati a casa. Di mio padre però mi rimane una cosa. Mi rimane l’esempio. Perché la cosa più grande che rimane da parte di tutti, in questa società è il loro esempio. Quando era a casa, capitava che mio padre si riuniva con i cognati a giocare a carte e il giorno prima di quell’ultimo servizio il rito del gioco non fu negato. Ma durante una mano, mio padre sbagliò una carta in una giocata troppo semplice da insospettire un mio zio che prontamente chiese cosa c’era che non andava. Mio padre rispose che era nervoso perché pensava alla traduzione dell’indomani, e descrivendo il prigioniero lo definì non pericoloso ma particolare. Mio zio continuò sollecitando mio padre a darsi malato a non andare, ma mio padre rispose che non cambiava nulla, al suo posto sarebbe andato qualcun altro perché il lavoro si doveva fare. Il seguito è cosa nota, per liberare il carcerato sono stati barbaramente uccisi al casello autostradale di San Gregorio di Catania. Vittime di un sistema di sospetti e veleni tra il palazzo di Giustizia e la Benemerita. Cosa che scoppierà subito dopo in città e che non verrà mai del tutto chiarita. Ma rimane l’esempio. L’esempio di tre uomini che sapendo il rischio di quel giorno, non si sono tirati indietro. Hanno affrontato il loro lavoro con la serietà, con l’impegno di sempre, coscienti del pericolo anche se non pensassero alla loro tragica fine. Posso dire con fierezza, e raccontarlo a mio figlio, che mio padre è stato un uomo d’impegno, perché quello che conta è fare bene il proprio lavoro fino alle estreme conseguenze. Allora sì. Se degli eroi ne rimane l’esempio, allora mio padre per me è un eroe.

Marrara Rosario

figlio di Domenico


La strage di San Gregorio

giovanni-bellissima-salvatore-bologna-e-domenico-marraraIl brigadiere Giovanni Bellissima (24 anni originario di Mirabella Imbaccari), gli appuntati Domenico Marrara (50 anni di Reggio Calabria) e Salvatore Bologna (41 di Palazzolo Acreide) stavano scortando da Catania a Bologna il boss Angelo Pavone. Al casello autostradale di San Gregorio a Catania, la Mercedes guidata da Angelo Paolello, di 42 anni, fu assalita da un commando. Mentre l’autista rimase ferito, i tre carabinieri furono uccisi. I killer prelevarono Pavone, che undici giorni dopo fu ritrovato cadavere in una discarica vicino alle falde dell’Etna.