Jerry Essan Masslo, un uomo che non ha smesso di sognare

Autunno 1989: a Tienanmen il regime comunista cinese mostra il suo volto più duro, con i carri armati che sparano su giovani studenti, a Berlino cade il muro che per decenni aveva rappresentato il simbolo della guerra fredda; In Italia le prime battute di tangentopoli, creano le premesse per la fine della Prima Repubblica; la mafia alza il tiro contro lo Stato con il primo attentato a Falcone, mentre va sempre più sviluppandosi un movimento di contrasto alla criminalità organizzata, spesso sotto la guida della Chiesa.

E’ questo l’anno in cui muore Jerry Essan Masslo, sudafricano rifugiatosi in Italia per sfuggire alle persecuzioni razziali del suo Paese (pochi mesi dopo viene liberato Nelson Mandela). Il padre e la figlia erano stati uccisi in Sudafrica nel corso di una manifestazione per i diritti dei neri. L’Italia aveva rappresentato la sua terra promessa, era arrivato nel marzo 1988 a Roma, ma subito la sua domanda di asilo politico era stata rifiutata per il principio di limitazione geografica. E’ un lavoro quello che cerca, per ricominciare, per ricostruirsi una vita e viene accolto dalla Comunità Sant’Egidio. Fa di tutto: il muratore, scarica frutta al mercato e tutto ciò che guadagna lo invia alla famiglia che è rimasta in Sudafrica. Si sposta a Villa Literno, è appena iniziata la raccolta dei pomodori. Le condizioni dei braccianti sono pessime e inoltre, la presenza di stranieri non è vista di buon occhio dalla gente del posto. La notte del 25 agosto, sei giovani di Villa Literno a volto coperto irrompono nel rifugio di fortuna, in cui Jerry vive insieme ad altri braccianti, intimando di consegnare i pochi risparmi che avevano. Si rifiutano tutti e partono dei colpi di pistola che uccidono Jerry. E’ con quella morte che milioni di cittadini in provincia di Caserta e in Italia acquistano coscienza del problema immigrazione. Nel 1989 a Villa Literno si svolge il primo sciopero degli immigrati contro il caporalato e la camorra. A Roma, il 7 ottobre si svolge la più grande e straordinaria manifestazione antirazzista della Storia d’Italia che porterà all’approvazione della prima legge in materia di immigrazione nel nostro Paese, la legge Martelli del 1990. A Casal di Principe, nell’ottobre del 1989, nasce un’associazione dedicata a Jerry e che tutt’oggi continua a seguire il percorso tracciato da questo giovane sudafricano che ha deciso di non rimanere indifferente, di lottare per affermare i diritti degli essere umani.

A 27 anni da quell’omicidio, la sua morte non va dimenticata ma soprattutto va ricordata la sua vita. La fuga dalla guerra e dalla violenza, il tentativo di ricominciare a vivere una vita normale, il lavoro nei campi gestito dai caporali e dalla camorra.

Basta guardarsi intorno per renderci conto che il suo messaggio, oggi più che mai, è attuale e che diventa indispensabile considerare la presenza dei migranti importante per il nostro Paese.