Noi sette: i cuginetti – In ricordo di Celestino Fava

Famiglia numerosa la famiglia Fava, ma tanto unita. Nel 1974 nascono Antonino e Celestino, i primi nipoti della famiglia, due gemellini. E poi arrivano gli altri cuginetti Mafalda, Pietro, Giusi, Anna Maria e Loredana, erano inseparabili tanto da essere conosciuti come i magnifici sette. Giocava a calcio Celestino ed era un grande tifoso dell’Inter. Suonava il sassofono presso la Banda Musicale Città di Palizzi e, per perfezionare il suo amore per la musica, aveva frequentato anche il Conservatorio di Reggio Calabria. Amava tantissimo la sua terra con le sue bellezze naturali e non perdeva l’occasione, anche se per poco tempo. Di tornare a casa per godere il profumo della nostra campagna. La mattina del 29 novembre 1996, alla richiesta d’aiuto di un giovane del paese che doveva recarsi nella fattoria di sua proprietà ad accudire gli animali, Celestino lo seguì rimanendo vittima di un agguato a soli ventidue anni. Ancora oggi non si è fatta chiarezza sull’accaduto e non si conosce ancora la verità dei fatti. Dopo venti anni vogliamo ricordarlo con una lettera da parte dei “magnifici sette”.

Il 29 novembreLa famiglia Fava Zirilli insieme all’associazione Libera  e alla parrocchia del SS Redentore di Palizzi una giornata di iniziative “In memoria di Celestino Fava” a partire dalle ore 10.

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Trascorrevamo le feste, le domeniche e ogni momento libero dalla scuola dai nonni. Amavamo giocare insieme a nascondino, saltare sui letti, travestirci, cantare a squarciagola nelle sere d’estate sul terrazzo a Palizzi Superiore. Era uno spasso per noi dormire tutti insieme nella stessa camera a casa di nonna Mafalda e di nonno Nino. Ci piaceva ascoltare le lezioni di storia di zio Melo, le canzoni strane di zio Saverino, i racconti del nonno o di zio Pepè di quando erano in Germania. In tutto ciò non mancavano i litigi e le sgridate dei grandi, ma a noi passava subito poiché l’unione faceva la forza.

Saltavamo tutti la scuola quando si vendemmiava o quando si uccideva il maiale, nessuno di noi poteva mancare all’appuntamento per vederci. Nel nostro gruppo Celestino, sebbene fosse gemello di Antonino, era per noi il più grande. Trainava tutti con il suo buonumore e ne inventava di ogni per farci ridere. Non amava particolarmente lo studio e si affidava a noi cugine per la sottolineatura dei testi raccomandandosi di non sottolineare troppo. Era molto amato dai nostri amici, oltre a essere noi sette sempre insieme, tanti ragazzi del paese uscivano con noi. Celestino era sempre innamorato, delle ragazze, della vita, di tutto e contagiava tutti noi. Per noi cugini era un libro aperto e si capiva subito se in lui c’era qualcosa che non andava. Quale emozione, quando noi ormai tutti adolescenti, vedemmo unirsi a noi due nuovi cuginetti Mafalda e Antonino nati rispettivamente nel 1989 e nel 1990, erano le nostre mascottes. Alle feste i gemelli erano i nostri accompagnatori ufficiali e a Celestino veniva dato l’orario di riportarci a casa. La prima volta che ci separammo fu quando i gemelli partirono per il militare, ci trovammo tutti un po’ spaesati. Gli altri poi iniziarono l’università, Mafalda si sposò con Antonio…insomma avevamo cominciato la nostra vita da adulti, ma se dovevamo chiedere degli altri usavamo ancora il termine “i cuginetti”. Quando il 29 novembre 1996 ricevemmo la terribile notizia, la nostra vita fu sconvolta per sempre. Non c’è stato giorno dal quel momento in cui almeno un pensiero non sia stato rivolto a lui. Ci imponemmo con forza e con un coraggio che non sapevamo di avere, di andare avanti e continuare in nome dell’amore che ci aveva da sempre uniti.”

Noi familiari, per lungo tempo schiacciati dal dolore e lacerati nell’animo da questo strappo profondo, abbiamo soffocato la nostra voce nelle lacrime, ma con quel fil di voce che ci rimane, insieme all’Associazione Libera, a tanti amici che ci stanno accanto con il loro sostegno e che condividono purtroppo la nostra stessa terribile esperienza, vogliamo onorare la memoria di Celestino e di tutte le vittime innocenti della criminalità. Il luogo dell’atroce delitto è una località vicina al paese in quel posto e in quel momento avrebbe potuto trovarsi qualunque altra persona, è toccato a Celestino, anima pura e inconsapevole, consegnare la sua vita a un destino crudele. Anche un piccolo indizio, un sospetto può essere d’aiuto agli inquirenti e a noi per chiedere la riapertura del caso. Abbiamo bisogno di solidarietà fattiva per abbattere il muro di omertà.