Memoria e impegno dentro Libera. Intervista a Daniela Marcone

 

Abbiamo intervistato Daniela Marcone, figlia di Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia assassinato nella sua abitazione nel marzo del ’95. Dopo anni di impegno nel suo territorio Daniela oggi è referente per il settore memoria di Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie e membro dell’ufficio di presidenza dell’associazione.

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Come hai conosciuto Libera?
Ho conosciuto Libera nel 1996, in prossimità della prima giornata della Memoria e dell’Impegno. Mio padre, Francesco, era stato ucciso l’anno precedente e a distanza di un anno stavo ancora molto male, il dolore era rovente e mi sembrava di non avere più alcun futuro nonostante avessi solo ventisei anni. Un caro amico mi parlò di Libera, mi disse che si trattava di una rete di associazioni che aveva come obiettivo contrastare la mafia, quella criminalità crudele che aveva ucciso mio padre. Mi chiesero di partecipare alla giornata della Memoria e dell’Impegno spiegandomi che in quella giornata, che si sarebbe svolta a Roma il 21 marzo, sarebbero state ricordate tutte le vittime delle mafie. Era stato organizzato un pullman che raccoglieva nelle varie provincie le persone della Puglia che aderivano all’iniziativa e a mezzanotte salii su quel pullman tutta vestita di nero, non sapendo cosa aspettarmi. Quando arrivai in Piazza del Campidoglio, luogo dell’iniziativa, capii perché avevano voluto che partecipassi: c’erano tante persone e su un palco si avvicendavano a leggere un elenco di nomi. Un elenco lungo in cui le vittime delle mafie, anche quelle le cui storie erano sconosciute, trovavano posto. Fu letto anche il nome di papà. In quella prima giornata di primavera mi guardai attorno e capii che non ero sola, che c’erano altri come me, altri a cui avevano ucciso un parente stretto ed eravamo lì per ricordare i nostri cari ma anche per ritrovare la speranza. Quando risalii sul pullman che mi portava in Puglia avevo altre consapevolezze, avevo una speranza.

Come è cambiata la tua vita da quel momento?
Dopo l’incontro con i volontari di Libera ho capito che se tante persone volevano, attraverso attività e iniziative realizzate con gli strumenti a disposizione del cittadino, incidere su realtà difficili come la città in cui vivevo ed in cui mio padre era stato ucciso, Foggia, io potevo avere la forza di rialzare la testa dal dolore che mi opprimeva. Avevo provato un grande sollievo quando avevo capito che la morte di mio padre e la sua storia, ma anche la mia stessa fatica di sopravvivere a ciò che mi era capitato, interessava ad altre persone che non appartenevano alla mia famiglia, dei perfetti estranei che però si erano indignati nell’apprendere ciò che era successo ad un cittadino come loro, un padre di famiglia che era stato ucciso per avere fatto il proprio dovere. Dopo la morte di mio padre mi era sembrato che l’onestà di mio padre fosse una grande colpa per lui e per noi tutti. Il mio ingresso nella rete di Libera rimise le cose a posto: mio padre era un uomo giusto mentre chi lo aveva ucciso era sbagliato.

Cos’è per te Libera?
Oggi Libera rappresenta per me un punto di riferimento importante, una realtà viva e sana in cui la mia battaglia per conoscere la completa verità sulla morte di papà ha trovato un senso diverso e si è trasformata in impegno per il mio territorio. La rete di Libera è stata la mia rete di protezione ma anche la rete di persone che mi hanno incoraggiata a svoltare, a guardare oltre la mia storia personale. Dalla mia esperienza ho appreso che ogni singola storia delle vittime che ricordiamo ogni 21 marzo, ma anche rinnovando il nostro impegno quotidiano contro il malaffare, costituisce una storia complessiva delle mafie nel nostro paese e questo ci ha permesso di conoscere le realtà in cui viviamo, smascherando le mafie, scoprendone il volto spietato. Oggi, come ieri, Libera mi permette di incontrare tante persone che con il loro impegno rinnovano la mia speranza di un mondo diverso, in cui nessuna ragazza si ritrovi a guardare suo padre per l’ultima volta riverso sulle scale di casa.

 

 

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Chi era Francesco Marcone

Direttore dell’ufficio del Registro di Foggia, Francesco Marcone era un cittadino dedito al suo territorio, all’onestà, alla giustizia , alla verità. Nel rispetto del ruolo che ricopriva e per rispetto della verità il 22 marzo 1995 inviò un esposto alla Procura della Repubblica contro truffe perpetrate da ignoti falsi mediatori che garantivano, dietro pagamento, il rapido disbrigo di pratiche riguardanti lo stesso ufficio. Il 31 marzo 1995 alle 19:10 mentre rientrava a casa dopo lavoro venne assassinato. Francesco Marcone è una vittima senza giustizia, una delle tantissime vittime di mafia di cui sono ancora ignoti i nomi dei mandanti e degli esecutori materiali.