Memoria e impegno dentro Libera. Intervista ad Antonio Zangara

Abbiamo intervistato Antonio Zangara, figlio di Salvatore Zangara, assassinato a Cinisi nell’ottobre del 1983. Dalla morte del padre, Antonio si impegna per smuovere le coscienze affinché vicende del genere non si ripetano più.

antonio zangara_Papa

Come hai conosciuto Libera?

Per 25 lunghissimi anni non sono riuscito a parlare con alcuno dall’assassinio di mio papà. Questa condizione mi ha tenuto lontano dal mondo dell’antimafia e ovviamente dal mondo della mafia, quindi fino al 2009 non conoscevo Libera. Quando l’Italia, il 23 maggio 1992, rinasceva io vivevo un’indifferenza, che definisco oggi, protettiva. La svolta quando i miei bambini hanno cominciato a chiedere del nonno, ho sentito forte il dovere di raccontare loro del nonno, tuttavia non riuscivo a sbloccarmi. In occasione del 25 anniversario a Cinisi, mio paese natale, è stata organizzato un convegno in memoria di Totò Zangara, mio padre; e lì per la prima volta ho parlato, anzi balbettato, di lui, mio padre. E proprio in quella occasione un giornalista di una rivista locale, con fare malizioso e forse provocatorio, mi fa una domanda : “Dici che tuo padre è una vittima innocente di mafia, ma io ho guardato sul sito di Libera l’elenco dei nomi da non dimenticare ma tuo padre non c’è, come mai?” Ho mentito dicendo che forse aveva cercato male e che probabilmente il sito non era aggiornato o era in fase di aggiornamento. Arrivato a casa corro subito a guardare cosa era Libera, di cosa si occupava e scorrendo l’elenco convinto di trovare il nome di mio papà, ma così non è stato. Totò Zangara non era tra i nomi da non dimenticare.

Come è cambiata la tua vita da quel momento?

La primavera Italiana, la rinascita delle coscienze può essere individuata nel 23 maggio 1992 o meglio il 19 luglio dello stesso anno, per me non è stato così. La mia primavera la considero il 21 marzo 2013, anno della mia prima partecipazione alla Giornata della memoria e dell’impegno; ed è proprio quel 21 marzo a Firenze che capisco cosa è veramente Libera, capisco di non essere solo, di non essere l’unico sfigato sulla faccia della terra ad avere perso un caro per caso, sento forte la condivisione del dolore con i tanti altri familiari. Per non parlare dell’abbraccio corale che tutti i partecipanti danno a noi familiari, non ci fanno sentire soli, mi sento sostenuto, capito come mai da quel maledetto 8 ottobre 1983. Ma la vera svolta l’ha fatta Papa Francesco quando, l’anno successivo, verrà a trovare noi familiari. Quel giorno ho sentito forte il desiderio di diventare parte attiva, e lì presso la parrocchia San Gregorio VII ho preso contatti con il referente della mia provincia per cercare di capire cosa potevo fare. Da allora non mi sono più fermato, la memoria che si fa impegno è diventato, nella mia vita, sostanza; e da allora campi di estate liberi, scuole di ogni ordine e grado si sono succeduti senza sosta.

Cos’è per te Libera?

Per me Libera è una grandissima famiglia fatta da familiari di vittime innocenti di mafia, volontari, amici, simpatizzanti e perché no anche oppositori, grazie alla quale ho ritrovato me stesso, la mia storia e il mio futuro. Libera è anche mezzo, mezzo che permette di fare memoria trasformando la stessa in impegno, creando un sistema di valori utili alla formazione di nuove coscienze.


Chi era Salvatore Zangara

salvatore-zangaraSalvatore Zangara rimase ucciso a Cinisi l’8 ottobre del 1983 da una raffica di proiettili destinati al capomafia del paese. Quella sera la centralissima piazza di Cinisi fu scenario dell’ennesimo fatto di sangue di quella che sarà ricordata come la seconda guerra di mafia, il conflitto tra Badalamenti e i suoi alleati e i corleonesi. Da una Renault 5 arrivarono gli spari all’indirizzo di Procopio Di Maggio che si fece scudo di alcuni passanti. Il boss mafioso si salvò ancora una volta, mentre a essere raggiunto mortalmente dai colpi fu Salvatore Zangara, 52 anni, sposato e padre di tre figli, titolare di un laboratorio di analisi, segretario locale del PSI. Per caso si trovava a passare nel luogo dell’agguato. La raffica di proiettili destinati al capomafia di Cinisi raggiunse Zangara e altre due persone che rimasero gravemente ferite.
L’omicidio di Salvatore Zangara è rimasto impunito. Non sono mai stati individuati mandanti ed esecutori dell’attentato.